Canali e idrovore – il percorso

 

Percorso turistico Canali e idrovore a MerlaraIl terzo e ultimo percorso, parte da un altro luogo della fede molto antico: (1) l’Abbazia di Santa Maria delle Carceri.
La sua edificazione risale al 1189 ad opera dei monaci Portuensi Agostiniani anche se è molto probabile che a questo edificio ne preesistesse un altro di epoca ancora più antica. Dopo la visita ai chiostri, alla stanza con gli affreschi e al battistero, autentici capolavori dell’arte, prendiamo la nostra bici e imbocchiamo la Sp 15. Percorso qualche centinaio di metri, al primo incrocio, svoltiamo a sinistra su case Businari e ci dirigiamo sulla strada che costeggia il Frassine, via Rosse, scendiamo con  la corrente per diversi chilometri, oltrepassando l’abitato di Vighizzolo, e raggiungiamo la località (2) “Tre canne”.
Il termine in realtà non indica un’area ma bensì i tre fornici (canne) che alimentano la botte e permettono all’acqua del Fratta di passare sotto al letto del Frassine. Si tratta di un capolavoro di idraulica, firmato dagli ingegneri veneziani, grazie al quale dalla metà del ‘500 sono state drenate le acque di un imponente lago, il lago di Vighizzolo dove il Fratta si impaludava, bonificando nuove terre da destinare all’agricoltura. Svoltando a sinistra e oltrepassato il ponte sul Frassine guadagnamo l’argine destro del Fratta e percorriamo questo drittissimo rettifilo fino al primo ponte che si incrocia. Qui possiamo farci un’idea di come era questa terra prima della bonifica, l’area compresa tra il Gorzone e il Masina, detta (3) “Bosco dei Lavacci”, è un’area dove terra e acqua convivono mostrando entrambi la loro natura selvatica. Il percorso continua svoltando a destra in località la Sturara percorrendo la Sp 81 fino a un nuovo ponte che scavalla nuovamente il Frassine.
Giunti a questo punto, prima di attraversare il ponte, il consiglio è quello di percorrere un altro pezzettino di argine del Frassine fino ad incrociare via Dossi, il grande stradone alberato che conduce all’azienda dove Michele Littamé alleva le sue oche e produce “l’oca in onto”, uno dei presidi slow food del territorio. Una visita e una degustazione dei suoi prodotti rappresenta l’occasione per conoscere i sapori caratteristici di questa terra. Tornando al nostro ponte sul Frassine prendiamo la Sp 81 dirigendoci verso l’abitato di Sant’Urbano, procedendo ancora per qualche chilometro sulla Provinciale si arriva alla bellissima (4) Villa Nani-Loredan, autentico gioiello che conserva un ciclo di affreschi di Carletto Caliari. Procedendo ancora oltre, su via Rotella, arrivati nei pressi della (5) “rotta Sabadina”, antico sostegno che regolava il flusso d’acqua al canale che permetteva ai nobili veneziani di raggiungere la villa Nani-Loredan, si guadagna la sommità dell’argine dell’Adige e ci si dirige verso Ca’ Morosini.
Lungo l’argine percorriamo qualche chilometro, arrivati al ponte sull’Adige lo oltrepassiamo, tenedolo sulla sinistra.  Ancora un chilometro e sulla destra troveremo un gruppetto di case attraversato da una via, scendiamo dall’argine e imbocchiamo via Bettola che più avanti diventerà Budel del Lovo, si tratta di una strada antichissima percorsa dagli uomini del medioevo per raggiungere Este, quando ancora questa strada era un canale. Una curiosità: lovo sta per lupo. Alla biforcazione con via Laghetto, prendiamo quest’ultima fino ad incrociare il canale Frattesina, svoltiamo a sinistra e fiancheggiamo il corso d’acqua fino a raggiungere una passerella che attraversiamo per spostarci sull’altra sponda del canale. Procediamo sempre nella stessa direzione, sbucheremo dietro a Palazzo Mocenigo, la residenza degli antichi signori del territorio. Anche le valli portano i loro nome, Valli Mocenighe. All’incrocio svoltiamo a destra e proseguiamo dritti fino ad imboccare la Provinciale 91. Ne percorreremo un buon pezzo fino ad arrivare alla (6) chiesetta di Santa Maria del Prà, detta la Ciesazza nel Comune di Ponso, al suo interno sono conservati bellissimi affreschi della prima metà del XIV e un altare barocco.
Per rientrare all’Abbazia di Carceri, riprendiamo la Provinciale 91 in direzione Este e alla prima curva a sinistra svoltiamo in via Granza, che troviamo sulla nostra destra, alla prima biforcazione prendiamo la strada che va a sinistra, via Granza di sopra, e procediamo fino ad incrociare via Anzaron dove svoltiamo a destra e poi subito a sinistra su via Roin Sesto. Dopo qualche centinaio di metri raggiungeremo la Sp 100, svoltando a destra arriveremo nuovamente all’Abbazia di Carceri.

 

Punti di interesse

 

  • Abbazia Santa Maria delle Carceri

    Abbazia Santa Maria delle Carceri

Già nel XII secolo l’abbazia di S. Maria di Carceri era conosciuta come ospizio in cui alloggiavano i pellegrini del Nord Europa che, diretti a Roma, percorrevano la strada che da Padova conduceva a Bologna. Nel 1399 i monaci ampliarono ulteriormente la Chiesa: la struttura era a tre navate romaniche. Nel 1407 gli Agostiniani lasciarono Carceri decimati dalle carestie dovute alle pestilenze, assai frequenti in quei tempi. Per ridare vita all’Abbazia Papa Gregorio XII trasferì il possesso e la cura della Chiesa e del monastero dai monaci Agostiniani ai Camaldolesi, che rimasero per quasi tre secoli. Con i Camaldolesi l’abbazia visse un periodo di straordinario splendore. Da visitare i chiostri, la stanza con gli affreschi e il battistero, autentici capolavori d’arte.

 

  • Tre Canne

    Tre Canne

Nel 1558 la Repubblica di Venezia istituì la figura del Magistrato dei “Beni Incolti” e decise di rendere fruttifera tutta questa zona allora paludosa, realizzando il Ponte delle Tre Canne. Si tratta di una costruzione interamente in pietra che consente di convogliare le acque del Fratta, attraverso tre grandi bocche a forma conica, e farle defluire sotto il fiume Santa Caterina, che scorre sopra perpendicolarmente.

 

 

  • Bosco dei Lavacci

    Bosco dei Lavacci

Il Bosco dei Lavacci, conosciuto anche come “Bacino Valgrande”, è uno degli ambiti naturalistici più importanti della Provincia di Padova in quanto rappresenta il maggior esempio della foresta esistente prima delle bonifiche. E’ costituito da una lunga striscia golenale tra il fiume Garzone e il canale Masina, nei pressi dei comuni di S. Urbano, Villa Estense e Granze di Vescovana.

 

 

 

  • Lo scomparso Lago di Vighizzolo

    Lago di Vighizzolo

In questa mappa del XVII sec., particolarmente attenta a descrivere i corsi d’acqua della Bassa Padovana, è visibile l’estensione del “Lago del Vighizzolo” generato dal passaggio del Fratta.
Già nel Cinquecento sotto la Repubblica di Venezia si ebbero le prime opere di bonifica ma il grande lago venne prosciugato solo agli inizi del XX secolo con l’arrivo delle idrovore a vapore.

 

 

  • Littamè

    Littamè

L’azienda dei fratelli Littamè, Michele e Luca, è specializzata nell’allevamento di animali di bassa corte ma sono state le oche a renderla celebre nel panorama gastronomico del territorio.
I Littamé, infatti, recuperando un antico sistema di conservazione delle carni di oca, in “onto”, hanno realizzato una linea di prodotti facili da preparare, ma che mantengono tutto il sapore della tradizione.
“L’oca in onto” dei fratelli Littamé è presidio Slow Food.

 

  • Villa Nani – Loredan

    Villa Nani-Loredan

Villa Nani-Loredan è un prezioso esempio di sobria architettura cinquecentesca, resa più importante per la presenza al suo interno di pregevoli affreschi della Scuola del Veronese e precisamente di Carletto Caliari (1570-1596), il miglior allievo del Veronese. La villa venne edificata sul finire del Cinquecento dalla famiglia Nani, nell’estimo del 1666 appare per tre quarti di Bernardo Nani e per un quarto di Francesco Loredan; un secolo più tardi passò ai Loredan. Sorge all’estremità di un grande prato, un tempo coltivato, lungo l’alveo abbandonato del Canale della Rottella a circa 1 chilometro dall’Adige.

 

  • Rotta Sabadina

    Rotta Sabadina

E’ quanto rimane della chiusa che un tempo regolava l’afflusso d’acqua ad uno dei diversivi più importanti dell’Adige che permetteva il traffico fluviale delle merci tra i territori a ridosso del Polesine, l’area dei Colli Euganei e Padova. Seguendo il corso di questo corso, ormai secco, si giunge alla bellissima villa Nani-Loredan.

 

 

 

  • Ciesazza

    Ciesazza

Prima Chiesa della Parrocchia di Ponso, edificata intorno all’anno 1000 con materiale di recupero in parte romano (sul prato davanti alla Chiesa si trova ancora oggi un tronco di colonna appartenuta probabilmente ad un tempio pagano), mantiene in parte le linee della  struttura originale. Santa Maria di Palso detta anche Ciesazza è nominata in documenti storici del 1144 e del 1145 tra i beni di Santa Tecla di Este. La parte più antica dell’edificio, sia per i materiali che per la tecnica di lavoro, è lo zoccolo dove è visibile la presenza di parecchio materiale di spoglio. Nel muro settentrionale sono affiorati sotto l’intonaco tracce di affreschi non in buono stato di conservazione riferibili alla fine del 1300 e inizi del 1400.